La vecchia porta in legno si aprì scricchiolando rumorosamente. La luce del corridoio sporcava appena la penombra della stanza mentre la mano di Michael cercava l’interruttore sul muro scorrendo con le dita lungo la ruvida carta da parati. I suoi occhi si socchiusero mentre il grosso lampadario illuminava il suo riparo per la notte, poi, con un grosso sospiro, entrò.
“…dì parole che non so…”
leggi di più…
Il paesaggio oltre lo sporco vetro del finestrino cominciava a essere sempre più familiare. Sadie Warren aveva la fronte schiacciata su di esso e il frastuono quasi cardiaco del treno l’aveva ipnotizzata e accompagnata in un groviglio di ricordi e pensieri.
“…e mi richiusi in un segno, in una fiaba da prete…”
leggi di più…
Un debole raggio di sole filtrò dalla struttura in metallo grigio della stazione e accecò Michael proprio mentre scendeva i gradini del vagone, facendolo quasi inciampare.
Appena posati i piedi sul binario si fermò, a qualche passo dal flusso incontrollabile di persone che continuavano a sciamare fuori dalle porte del treno con passo svelto e volto serio.
“…giacché se mi importa è solo pena e non passione…”
leggi di più…
– Scettico
“…rugiade ghiacciate, il soffio del silenzio…”
leggi di più…
– Mattina
“…variabili attonite alla costanza del mio instabile autocontrollo…”
leggi di più…
Catherine Scout era sempre l’ultima a lasciare l’edificio: aveva il compito di controllare se, a fine giornata, tutti i computer degli impiegati fossero stati utilizzati correttamente e se il programma di controllo dati avesse riscontrato qualche anomalia. In quest’ultimo caso avrebbe dovuto risolvere l’inconveniente prima di poter mettere in stand-by l’intero centro operativo.
“…deridendomi, giaccio nel cuore di un santo…”
leggi di più…
– Impronte
