Schiaffi di cielo, canzoni e difetti
Su un viso che non l’ha meritato.
Non vi è più molto di noi, in effetti,
Se forse nemmeno vi è stato.

Schiaffi di cielo, canzoni e difetti
Su un viso che non l’ha meritato.
Non vi è più molto di noi, in effetti,
Se forse nemmeno vi è stato.
Silente, una notte rincasa, malconcia;
Trascino con lei ‘l passo in le pietre
E un’alba di nessuno, con una smorfia,
Mi regala ancora un attimo di quiete.
Marco Delrio 2020 ©
Il plotone Nord segnalò il via libera con il fumogeno verde, sebbene l’assenza
di esplosioni e urla nei dieci minuti precedenti non avesse fatto preoccupare il plotone
Ovest che ora, dopo il bengala colorato, si sarebbe apprestato a stringere verso il costone
della montagna per raggiungere i compagni. Visibile nel cielo, parzialmente coperto dai
rami e da qualche sbuffo di vapore, il dirigibile direttivo del comandante Thelir
illuminava, con il grosso faro, il punto d’incontro.
La statua di un maneggio viene eretta in centro città, in cima a una grande colonna.
Piedistalla.
“…fosti foglia nel cemento del mio incedere vorace…”
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tratto da “La Sostenibile Pesantezza dell’Avere” (2014) – Capitolo Sei Meno 0,4
Credo di aver capito come distinguere Mario e Dario, i due presunti autori di questo diario.
Anche se “diario” mi sembra una parola grossa.
Anche “autori” mi sembra un po’ un’esagerazione.
“Presunti” invece mi piace come parola.
I gomiti appoggiati sul freddo metallo della ringhiera cominciavano a patire il peso del
professor Carrier e lo costrinsero a distogliere lo sguardo dai pesci annoiati che si
trascinavano lenti vicino ai pilastri del ponte. Tirò giù le maniche della camicia fino al
polso e riabbottonò i polsini; si era scordato l’orologio quella mattina, nella fretta di
riuscire a non perdere un secondo dell’ultimo giorno di lezione prima del weekend.
Un lord inglese spara a una volpe e poi sdrammatizza con un gioco di parole.
Battuta di caccia.
“…il tuo ignaro e costante incedere avanti e noi sempre più distanti…”
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